Inchiesta su un quadro enigmatico:
"la morte di Giacinto" - 2° parte

di Cees de Bondt

Dopo circa nove anni di ricerche su questo dipinto, un numero sempre crescente di studiosi d'arte tende a sostenere l'interpretazione di Cees de Bondt: cioè che questo quadro venne realizzato a seguito della famosa partita di pallacorda durante la quale Caravaggio, nel 1606, ferì a morte il rivale Ranuccio Tomassoni. Episodio questo che fu la causa del suo esilio.
Ecco la storia della ricerca della verità nascosta in questo dipinto.


1° parte




La Morte di Giacinto, ©  Musée d’art Thomas Henry, Cherbourg-Octeville

Prima di addentrarci nei segreti nascosti da questo dipinto, vorrei fornire una panoramica su come ho iniziato ad ad avventurarmi nell'interpretazione del potenziale contesto biografico del quadro, collegato in qualche modo con la famigerata partita di pallacorda di Caravaggio. Suppongo che il tema del quadro debba avere qualche attinenza con gli alti dignitari della Chiesa che hanno protetto Caravaggio durante la sua vita turbolenta. Il contesto esatto in cui troviamo Apollo e Giacinto con due racchette di pallacorda, per me, è ancora un mistero, ma la combinazione di due eroi classici impegnati nello sport più popolare praticato dall'elite del XVII secolo, deve aver esercitato una grande suggestione. Se una figura divina come quella di Apollo, la personificazione della classica bellezza maschile e dio delle arti, era stata strumentale nella morte di Giacinto, chi poteva prendersela con un semplice pittore che aveva fatto lo stesso?

Il mondo della pallacorda ai tempi di Caravaggio

La Morte di Giacinto, con le sue racchette, non può essere considerata indipendentemente dalla grande popolarità che aveva quel gioco in Italia così come nel resto d'Europa. Al tempo di Caravaggio il campo di Pallacorda era diventato parte integrante dei palazzi nobiliari, in particolare a Roma. Uno dei principali mecenati del pittore, il cardinale Scipione Borghese, per esempio, aveva campi costruiti in tre delle sue residenze.
Così possiamo chiederci quali siano le qualità specifiche del gioco che hanno indotto l'aristocrazia romana e l'élite urbana a dedicarcisi con tale passione. Oltre all'entusiasmo per lo sport, il gioco ha permesso a Caravaggio e ai suoi colleghi letterari ed artisti di stare spalla a spalla con l'elite e di promuovere così il loro lavoro con i mecenati aristocratici che abitavano nei palazzi dotati di un campo di gioco.
Principalmente è stata la natura stessa del gioco, l'elemento competitivo e gli aspetti difficili del suo sistema di punteggio, che devono aver acceso i caratteri volatili di Caravaggio e Ranuccio Tomassoni, fino a trascendere durante la partita del 1606.

Real tennis

La Pallacorda il gioco che appassionava così tanto Caravaggio, si gioca ancora, dopo il 1874 si chiama "real tennis", da quando il nuovo gioco del tennis su erba ha preso gradualmente piede in tutto il mondo, facendo passare in secondo piano il vecchio gioco. New York può vantarsi di avere una sede prestigiosa per l'antico sport: il venerabile New York Racquet & Tennis Club (NYRTC). Questo edificio di quattro piani, del 1918, progettato dall'architetto Charles Follen McKim nello stile del Rinascimentoe, si staglia su Park Avenue, anche se appare sminuito dai grattacieli circostanti. Al terzo piano sono stati allestiti due campi da "real tennis".
Qui il gioco aristocratico, conosciuto come il gioco dei re, persiste fino ai giorni nostri , ma non si sa se i membri di questo club esclusivo si sentano superiori o semplicemente eccentrici.

The New York Tennis And Racquets Club(Photo, Wikipedia)


Il club, che comprende tre sale da pranzo, una piscina, un bagno turco e sculture di antichi eroi nello spogliatoio, sarebbe stato un luogo familiare per Caravaggio magari per negoziare la commissione di un nuovo dipinto nel palazzo di uno dei suoi protettori. Se il pittore, come in una macchina del tempo, facesse una visita al RTC e guardasse una partita di "real tennis" sarebbe pienamente consapevole di quello che avviene in campo. Le regole del gioco, infatti, sono rimaste pressoché invariate da quando sono state stabilite, nel 1555, da un filosofo italiano, Antonio Scaino. Una strana presa in giro è che ci giocano da due o quattro giocatori ... ma uno deve sempre essere un duca. Anche altri club di nobili come il London’s Queen’s Club, il Lord’s Cricket ground e Hampton Court Palace (al The Royal Tennis Court, risalente al 1625, una parete è ancora quella del campo di Enrico VIII, c 1530) hanno campi da "real tennis". Al tempo di Caravaggio non c'erano quote di iscrizione e, tra l'altro, era pratica comune per il perdente del match pagare per le palle e le bevande.


The Royal Tennis Court, Hampton Court Palace


La mia prima esperienza di gioco (nel 1986) è stata frustrante, ma allo stesso tempo stimolante. Le racchette sono in legno e sono asimmetriche, le sfere solide, cucite a mano, e quasi non rimbalzano. La complessità delle regole, la configurazione del campo e il peso della palla solida - quando colpisce in pieno la racchetta trasmette un brivido al braccio - lo rendono un gioco difficile da padroneggiare. Ma ho scoperto ben presto che la gamma infinita di possibilità tattiche che si offrono al giocatore danno al gioco una dimensione in più e un fascino unico. Questa passione per il gioco è forse la vera motivazione per la mia tenacia nel seguire le tracce di Caravaggio e della sua sortunata partita.

 

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