
Le rivelazioni visive del paradiso sono in gran parte versioni arricchite del tema della felicità com'è immaginabile sulla terra. Paradiso è il termine usuale per indicare felicità, la realizzazione dell'amore sensuale tra le braccia della persona amata, il benessere fisico dimostrato da servi che sventolano ventagli e portano fiori profumati. La grande ricchezza è rappresentata da perle, pietre preziose, gioielli, corone tempestate di gemme sull'albero dei desideri, vasi pieni di tesori attorno alla sua base, e da simboli più tradizionali dei godimenti fisici sotto forma di musicisti celesti (gandharvas) e Kinnara alati che sono musicisti di talento e ballerini, molto apprezzati per l'eterno amore e la fedeltà coniugale [137].
La composizione dell'albero fiorito pieno di tesori è solitamente coronata con un parasole, un segno di onore, potere e autorità regale [147].
Questi simboli di ricchezza materiale e felicità umana hanno la loro origine lontana nell'antica arte dell'India, ma sono qui riuniti e rimodellati nelle forme graziose dell'albero dei desideri (Kalpataru), motivo che appare in ogni scena dei cieli nella sfera dei desideri, come descritto in questa serie e in altri rilievi a Borobudur.
Le raffigurazioni del paradiso e dei suoi abitanti sono in genere standardizzate, convenzionali, impersonali e ripetitive, eppure ci sono delle eccezioni. In alcune scene che mostrano paradisi ed esseri celesti, anche noi incontriamo alcune figure che si distinguono dagli altri abitanti del cielo soprattutto per il fisico corpulento, il loro aspetto extra-opulento, e per i loro assistenti semi-divini yaksa e yaksini [143]. Queste persone mostrano molti tratti caratteristici dell'iconografia di Kubera, il Dio della ricchezza, che, secondo alcune tradizioni buddiste, ha il suo sontuoso paradiso, chiamato Alakamanda, sul pendio della montagna cosmica.
La composizione dell'albero fiorito pieno di tesori è solitamente coronata con un parasole, un segno di onore, potere e autorità regale [147].
Questi simboli di ricchezza materiale e felicità umana hanno la loro origine lontana nell'antica arte dell'India, ma sono qui riuniti e rimodellati nelle forme graziose dell'albero dei desideri (Kalpataru), motivo che appare in ogni scena dei cieli nella sfera dei desideri, come descritto in questa serie e in altri rilievi a Borobudur.
Le raffigurazioni del paradiso e dei suoi abitanti sono in genere standardizzate, convenzionali, impersonali e ripetitive, eppure ci sono delle eccezioni. In alcune scene che mostrano paradisi ed esseri celesti, anche noi incontriamo alcune figure che si distinguono dagli altri abitanti del cielo soprattutto per il fisico corpulento, il loro aspetto extra-opulento, e per i loro assistenti semi-divini yaksa e yaksini [143]. Queste persone mostrano molti tratti caratteristici dell'iconografia di Kubera, il Dio della ricchezza, che, secondo alcune tradizioni buddiste, ha il suo sontuoso paradiso, chiamato Alakamanda, sul pendio della montagna cosmica.
Il progettista sacerdotale, ovviamente, aveva un buon repertorio di conoscenze dell'arte e dell'iconografia buddista, attraverso cui ha arricchito questa serie di rilievi, di tanto in tanto dando loro significati più profondi o più specifici rispetto a quelli esposti dai testi guida.
Un'altra testimonianza di tale estesa conoscenza può essere trovata in un'altra scena del paradiso [147]. Gli abitanti celesti - in questo caso un bel dio e le sue quattro mogli - sono mostrati mentre passeggiano in un paesaggio che è contrassegnato dal solito albero del desiderio. La zona circostante si presenta come un parco di divertimenti con favolosi alberi in fiore e un bello stagno di loto. La caratteristica centrale di questo paradiso è un magnifico edificio che ha l'aspetto di un tempio centrale giavanese, in piedi contro il profilo di una roccia, su cui si espandono le fronde di un grande albero. Molte caratteristiche osservate qui richiamano le descrizioni del Trayastrimsika / Tavatimsaka paradiso di Indra, il re degli dei, che si dice sia situato sulla sommità del cosmico Monte Meru. I punti di riferimento più caratteristici di questo paradiso sono il magnifico giardino Nandanavana, lo stupendo stagno di loto sempre in fiore (puskarini), l'albero favoloso Parichattaka e, ultimo ma non meno importante, il santuario sacro contenente il copricapo-gioiello (cudamani / culamani) del principe Siddharta, abbandonato il giorno in cui si dedicò alla religione, poi ripreso dagli dei per il paradiso di Indra. E' anche possibile che il dio in questo caso, voglia rappresentare Indra, il Signore di questo stesso paradiso, che è noto per avere quattro belle mogli. Queste allusioni al dio Kubera e al paradiso di Indra sarebbero state interpolazioni del sacerdote-designer di questa serie di rilievi. Nel testo Karmavibhanga non se ne trova riferimento alcuno.
Per visualizzare i rilievi cliccare sulle rispettive icone.
Un'altra testimonianza di tale estesa conoscenza può essere trovata in un'altra scena del paradiso [147]. Gli abitanti celesti - in questo caso un bel dio e le sue quattro mogli - sono mostrati mentre passeggiano in un paesaggio che è contrassegnato dal solito albero del desiderio. La zona circostante si presenta come un parco di divertimenti con favolosi alberi in fiore e un bello stagno di loto. La caratteristica centrale di questo paradiso è un magnifico edificio che ha l'aspetto di un tempio centrale giavanese, in piedi contro il profilo di una roccia, su cui si espandono le fronde di un grande albero. Molte caratteristiche osservate qui richiamano le descrizioni del Trayastrimsika / Tavatimsaka paradiso di Indra, il re degli dei, che si dice sia situato sulla sommità del cosmico Monte Meru. I punti di riferimento più caratteristici di questo paradiso sono il magnifico giardino Nandanavana, lo stupendo stagno di loto sempre in fiore (puskarini), l'albero favoloso Parichattaka e, ultimo ma non meno importante, il santuario sacro contenente il copricapo-gioiello (cudamani / culamani) del principe Siddharta, abbandonato il giorno in cui si dedicò alla religione, poi ripreso dagli dei per il paradiso di Indra. E' anche possibile che il dio in questo caso, voglia rappresentare Indra, il Signore di questo stesso paradiso, che è noto per avere quattro belle mogli. Queste allusioni al dio Kubera e al paradiso di Indra sarebbero state interpolazioni del sacerdote-designer di questa serie di rilievi. Nel testo Karmavibhanga non se ne trova riferimento alcuno.
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