Cultor

 

Storia dell'Arte

Gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni sono "copie" - 2° parte

di Ubaldo DiBenedetto Ph.D Harvard University


pag.2


In questa mia ricostruzione possiamo notare esattamente il rapporto reciproco che hanno fondale e tavolato nell’illustrazione di Cambrai con fondale e tavolato nell’affresco di Giotto.

Il critico d’arte Bellosi in "Giotto" (Firenze: Scala, 2003, pag 35) scrive che lo sfondo azzurro è “il cielo atmosferico.” Se l’orizzonte del cielo al quale Bellosi si riferisce è sempre una linea liscia diritta, ma anche tanto bassa da essere al livello dei piedi di Gioacchino (freccia), il tempio sembrerebbe costruito sulla cima di una montagna… come la casa di Anna (sinistra), ma anche dove si sposò Maria?(destra)

Trattandosi dello stesso palcoscenico, fondale e tavolato sono a contatto - pertanto - allo stesso livello quantunque la scena abbia luogo dentro o fuori una casa o tempio.

 

Nel medioevo i pavimenti erano formati da singole mattonelle ruvide e quadrate (25x25 cm) che il cemento manteneva fisse.

Cortesia: Domus project.

 

Il pavimento del palcoscenico, invece, era composto di tavole di legno lisce per poter assicurare ai protagonisti di muoversi senza incontrare ostacoli, e poter spostare facilmente i modellini di scena, come il tempio in Presentazione di Gesù al tempio:

 

Un cielo che ha un orizzonte al livello delle caviglie degli attori, come quelle di Gioacchino, era una normalità del palcoscenico all’aperto perché il fondale doveva fare contatto con il tavolato per evitare un’apertura al livello degli occhi degli spettatori che vedevano le scene in piedi, come osserviamo nel dipinto di Peete Van Bredael (1629-1719).

 

Trattandosi di una caratteristica continua degli affreschi, nel Tradimento di Giuda (qui sotto) il fondale fa contatto al livello delle caviglie di Giuda e dei sommi sacerdoti.

 

Fondale e tavolato sono dipinti esattamente come lo sono nel primo affresco Cacciata di Gioacchino per essere lo stesso palcoscenico dove vennero sceneggiate le Sacre Rappresentazioni. Questo spiega perché:

 

1. i due componenti sono riprodotti senza variazioni o modifiche; 2. sono dipinti con gli stessi due colori— azzurro e marrone: 3. il fondale non ha mai decorazioni, e il tavolato è sempre liscio. 4. fondale e tavolato occupano le stesse dimensioni (fondale: circa 10,16 x 12.7 cm; tavolato: 2 x 12,7 cm )

Se Giotto copiò il palcoscenico, o la particolarità secondaria del teatro medievale, si può ragionevolmente assumere che abbia copiato anche la tecnica teatrale, la particolarità primaria dell’arte drammatica. Copiando questi due aspetti Giotto raggiunse l’obiettivo principale degli affreschi: essere copie esatte delle 40 scene della Sacre Rappresentazioni da vedere ogni giorno, non soltanto a Pasqua.

Merita dare rilievo al fatto che lo “sfondo azzurro” in tutti gli affreschi si stende interamente dietro i protagonisti, è dipinto in azzurro, e occupa l'80 % della parte posteriore dell’affresco per essere il fondale, che si stende fino a toccare il tavolato al livello dei piedi di Gioacchino, un livello fantasioso rispetto all’orizzonte del “cielo atmosferico” di Bellosi (L.Bellosi, Giotto , Firenze: Scala, 2003, pag. 35).

È possibile riconoscere in Giotto un artista con una piena maturità espressiva dell’arte del realismo quando dipinge un cielo che non ha mai nuvole, stelle, uccelli, sole o luna? Ciò nonostante, il cielo nella volta della Cappella è dipinto a cielo stellato per non essere quello sopra il palcoscenico sul quale le Sacre Rappresentazioni si davano di giorno.

Secondo Bellosi la nozione di “cielo” avrebbe presupposto un orizzonte che facesse contatto con la variabile superfice terrestre a una certa altezza, e non lo stesso, luogo invariabile poco elevato dove fondale azzurro e tavolato marrone fanno contatto, come nella Cacciata di Gioacchino e in tutti gli altri affreschi.

 

Lo sfondo negli affreschi è una riproduzione del semplice fondale fatta con meticolosità. Chiamato anche tela di fondo, questo sipario di retroscena era di grandi dimensioni e, generalmente azzurro, un colore che imitava il cielo, evitava pregiudizio, e lasciava concentrare sulla scena, come vediamo nello sfondo di uno studio televisivo.

I mimi e giullari itineranti, ma anche gli sceneggiatori del teatro religioso, appendevano il fondale per evitare che gli spettatori - che erano costretti a vedere le scene in piedi - non includessero lo scenario e le attività visibili dietro gli attori.
Nella Cacciata di Gioacchino il fondale è disteso da sinistra a destra, e si unisce con il tavolato per bloccare completamente la veduta dietro il palcoscenico.
Nell’Arena Romana, impediva di vedere quel che stava intorno attraverso le arcate del muro. Essendo la parte più lontana del campo visivo rispetto a chi guarda, il fondale non era dipinto perché gli oggetti reali o immaginari diventano molto visibili.

Questo componente del palcoscenico aveva anche lo scopo di fare risaltare le figure e gli oggetti di scena in primo piano.

Se non dovuto all’effetto prodotto dal fondale, la Cappella degli Scrovegni non mi offrì spiegazioni perché non si vedono nè nuvole, nè uccelli, nè un paesaggio dietro i personaggi, nè gli abitanti, dietro il tempio nell’affresco Cacciata di Gioacchino.
Invece nell’affresco Dono del mantello vediamo non solo paesi su due colline, varie case, una chiesa con un campanile che ha una cupola piramidale, circondati da un muro medievale. Vediamo anche gli alberi e l’erbaccia che rendono il panorama parte naturale dell’ambiente dietro i due personaggi.

 

 

Come si spiega questa differenza fra la Cacciata di Gioacchino che non ha uno sfondo senza il complesso dei beni naturali che sono parte di un ambiente ecologico e quello che vediamo in dettagli in Dono del Mantello?
Ma sappiamo che le Sacre Rappresentazioni si davano soltanto nell'ambito dei riti della “Settimana Santa” in vista della Santa Pasqua e, quindi, 6 scene al giorno da lunedì a sabato, e quattro scene ( Resurrezione , Ascensione , Pentecoste , Giudizio Universale ) a Pasqua. Vale a dire, una scena per ogni giorno della Quaresima: 40 il totale degli affreschi. Le scene erano affidate a attori per la loro maestria nel creare un’atmosfera carica di significati attraverso il linguaggio universale della mimica, atto a far vivere emozioni e durabili impressioni nella memoria degli spettatori in qualsiasi città.

Le Sacre Rappresentazioni non erano sceneggiate nell’ambito della vita dei Santi durante il resto dell’anno. Gesti comuni ed espressioni del viso resero la mimica il sistema di comunicazione orale fuori dalla chiesa dove dominava il Latino.
La mimica era l'unico mezzo che il teatro aveva per raggiungere la maggior parte degli incolti fedeli che parlavano differenti dialetti. Il Tradimento di Giuda, come vedremo, è uno dei 40 affreschi che illustrano le azioni con la mimica.

 

Il tavolato – detto talamo - è sempre liscio e dipinto di marrone in tutti gli affreschi, sia che rappresenti il pavimento di una camera quanto il terreno intorno a un tempio o una casa. Allontanandosi da ciò che è reale , la tesi che Giotto copiò il teatro è più valida perché possiamo vedere dove tavolato e fondale si toccano sempre allo stesso livello in tutti gli affreschi. Cioè dal punto di vista degli spettatori - e di Giotto - che vedevano le scene in piedi (foto di Cambrai) e, quindi, al livello dei piedi di Gioacchino.

 

Fondale e tavolato sono riprodotti nelle stesse dimensioni e colore, una caratteristica che possiamo tracciare negli affreschi che dipingono scene all’aperto ma anche all'interno, sebbene opera del “pittore moderno nella riconquista del realismo post bizantinismo” ( Edilia 2000 —Giotto 04/09/2015). Questa deformità dal realismo si deve al fatto che le scene nella Cappella non potevano avere cambiamenti da quelle presentate dal teatro per evitare confusione e dubbi negli incolti fedeli (crisi iconoclastica).

 

Fondale e tavolato privano le prime illustrazioni dei Vangeli di ogni originalità.
E' difficile dare come propria questa concezione Cristiana a una persona che non era consacrata a interpretare le Sacre Scritture. Si noti che nessun documento cita mai Giotto come uno degli “imbianchini” che eseguivano lavori di coloritura mediante pennelli (Cultor.org).

 

D’altra parte se accettiamo l’idea di un imbianchino fuori del comune, come avrebbe imparato, quantunque non leggesse Latino, che un angelo aveva annunciato a Anna la nascita della figlia Maria? Solo nel 1327, dieci anni prima di morire Giotto riuscì a iscriversi alla Gilda dei Medici e Farmacisti, non esistendo quella degli artisti.

 

I componenti del palcoscenico all’aperto erano dipinti per essere contribuzioni popolari della cultura Europea.

Cortesia: Karen Dujardin

Come vediamo in questa fotografia, fondale e tavolato erano gli unici componenti di un palcoscenico istallato anni fa nell’ Arena Romana.

 

Dato che ricerche e illustrazioni permettono di affermare che fondale e tavolato del palcoscenico di legno all’aperto non hanno subito cambiamenti o sostituzioni per secoli, possiamo assumere che questi due componenti erano quelli del palcoscenico dove erano messe in scena le Sacre Rappresentazioni che vide Giotto.
Per di più, le Sacre Rappresentazioni erano sempre realizzate nel piazzale davanti una chiesa o Cappella per essere estensione del luogo di culto, e per avere lo spazio sufficiente per il palcoscenico e il numero degli spettatori che aumentava ogni anno. L’Arena Romana era ideale.

 

Dalle illustrazioni che seguono possiamo concludere che i due componenti non hanno subito alterazioni dal XIV secolo.

Cortesia: Traveling players

In un palcoscenico allestito a Venezia (sinistra), e in quello per il canovaccio della Commedia dell’Arte (destra), l’indispensabile fondale fa contatto con il semplice tavolato (possiamo vedere i chiodi) per eliminare aperture al livello degli occhi degli spettatori. Fondale e tavolato erano efficaci, semplici, trasportabili e, quindi, preferiti dal mimo e dal giullare itinerante, ma anche dai festaioli, i direttori del teatro all’aperto del Medioevo (sinistra) e del Rinascimento (destra) per le stesse ragioni.

Pieter Balten (1525-1579), conosciuto per rappresentare paesaggi dei Paesi Bassi con dettagli, dipinse il seguente palcoscenico di legno in loco.

Il dipinto è speciale perché ci fa vedere fondale, tavolato - anche dove fanno contatto al livello degli spettatori - gli attori, e i modellini di scena.

Il tavolato è marrone - il colore caratteristico bruno del legno - che, come abbiamo accennato, cambia con la pioggia e l’alterazione cromatica dovuta al passare del tempo.

 

Il dipinto di Balten appare sulla copertina del libro Medieval Theater in Context, pubblicato da John Wesley Harris (New York: Routledge, 1992). Harris ci informa che il fondale appeso dietro gli attori era uno dei quattro fondali che nascondevano il camerino che serviva anche da ripostiglio, come vediamo in una pittura di Peter Van de Bradael (1629-1719), che testimonia della continua presenza del fondale e tavolato come i due componenti semplici ed essenziali del palcoscenico anche nel XVII secolo.

 

Per di più, Harris fa sapere che il palcoscenico era tradizionalmente eretto su un carro che aveva un pavimento di tavole abbastanza stabili per sostenere attori, modellini e camerino.

 

Lo possiamo vedere in York, Inghilterra, dove ogni anno presentano i mystery plays, il genere teatrale medievale inspirato dalle Sacre Rappresentazioni apparso nel XV secolo.


Si notino i due essenziali componenti del palcoscenico all’aperto—fondale azzurro e tavolato, ma anche dove si toccano al livello degli spettatori che vedono le scene in piedi.


Vai a pag 1