Cultor College

 

 

 

L'autore: Jonathan Lopez è uno scrittore e storico dell'arte americano. Nato nel 1969 a New York City, ha studiato ad Harvard.

 

Jonathan Lopez

 

E' editor-at-large di Art & Antiques, corrispondente per la sezione libri del The Boston Globe e collaboratore alla dell'Associated Press. Il suo libro, The Man Who Made Vermeer, è una biografia del falsario d'arte Han van Meegeren.

Jonathan scrive anche per il Wall Street Journal, US News & World Report, The International Herald Tribune, ARTnews, la rivista Antichità, e l'olandese Newsweekly De Groene Amsterdammer. E' membro del Circolo Nazionale Critici (NBCC) e della sezione americana della Associazione Internazionale dei Critici d'Arte (AICA-USA).

Ha svolto attività didattica presso il Metropolitan Museum of Art, New York, la National Gallery of Art, Washington, DC, e il Museum of Fine Arts di Boston. Il suo prossimo libro, In the Light of God, sarà un ampio studio di Vincent van Gogh, che studia il ruolo della fede, dell'evangelizzazione e le basi culturali della Chiesa riformata olandese nella vita e nel lavoro dell'artista.

 

 

La griglia prospettica:

Griglia prospettica di Durer

 

 

 

 

 

Cliccate sulle immagini per ingrandirle:

Selezionate una voce. Vaso con dodici girasoli (Arles, 1889). Philadelphia Museum of Art, Philadelphia

 

 

Due girasoli recisi (Parigi, 1887). Metropolitan Museum of Art, New York.

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli studi Cultor sulla pittura

 



 

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Copyright 2018 © Jonathan Lopez

A version of this article appeared Feb. 15, 2012, on page D5 in some U.S. editions of The Wall Street Journal, with the headline:
A Matter Of Perspective.




Una questione di prospettiva

spunti critici proposti dalla mostra "Van Gogh Up Close"
al Philadelphia Museum of Art

 

di Jonathan Lopez

 

 

Nel giugno del 1882, Vincent van Gogh apprese che il grande pittore tedesco Albrecht Dürer aveva utilizzato uno strumento prospettico, una cornice di un quadro vuota con una serie di fili incrociati, come aiuto per comporre le immagini dalla natura. Van Gogh ne acquistò subito uno, che utilizzava paletti regolabili da fissare nella sabbia quando disegnava lungo la spiaggia di Scheveningen, fuori L'Aia. Le linee guida corrispondenti alle divisioni della griglia, per marcare la prospettiva, si possono notare nei suoi lavori degli ultimi anni, quando viveva in Francia, suggerendo il fatto che usasse questo dispositivo per realizzare gli effetti spettacolari e gli scorci che hanno caratterizzato alcune delle sue migliori opere di quel periodo, come "The Harvest" (1888), dipinto nei pressi di Arles.

 

The Harvest vincent van GoghThe Harvest, 1888, Vincent van Gogh, olio su tela, 73 X 92 cm, Van Gogh Museum, Amsterdam.

 



 

Soleggiati steli di grano dominano il primo piano, mentre i campi lontani recedono con una trama geometrica di verdi e gialli, verso l'alto orizzonte, vicino alla sommità della tela.

Scrivendo al fratello Theo, Van Gogh ha paragonato questa immagine a quella del pittore olandese del XVII secolo Philips de Koninck, che spesso ha composto paesaggi con un occhio anticonvenzionale, inclinato verso un basso punto di vista.


"Van Gogh Up Close", una mostra al Philadelphia Museum of Art, si concentra sulla tendenza matura dell'artista a spingere drammaticamente in avanti, sul piano dell'immagine, i suoi paesaggi e le nature morte , producendo immagini tagliate e disposte in modi radicali, spesso miracolosamente inaspettati. Sala dopo sala i sontuosi dipinti degli anni francesi di Van Gogh, in fiamme, con i colori più brillanti della natura, offrono un incommensurabile fascino visivo. Ma lo spettacolo, che purtroppo non comprende "The Harvest", ha poco da dire sulla griglia prospettica o su De Koninck: presenta, invece, abbondante materiale sulla possibile influenza della fotografia naturalistica del XIX secolo su Van Gogh, una questione particolare da sottolineare, dato che il pittore espresse esplicitamente il suo disprezzo per la fotografia. Il risultato è la Paris Hilton delle mostre d'arte, molto attraente ma non particolarmente degna di nota per le sue intuizioni intellettuali.

La mostra, organizzata dal Philadelphia Museum curata da Joseph J. Rishel e Jennifer A. Thompson, in collaborazione con Anabelle Kienle, curatrice presso la National Gallery of Canada, e di Cornelia Homburg, una studiosa di Van Gogh, si apre con due piccole sale di nature morte, per la maggior parte immagini lussureggianti, sebbene molte abbiano poco a che fare con il tema della mostra.


"Girasoli" (1888 o 1889), della collezione del Philadelphia Museum, è uno spettacolo virtuoso in armonia di colore: mostra un vaso di ceramica con vivaci fiori gialli su un vorticoso sfondo ceruleo, ma è del tutto ortodosso dal punto di vista compositivo, in quanto il vaso è posto esattamente a metà distanza, all'altezza degli occhi.

 

Più giustamente è stata scelta una seconda immagine di girasoli, del 1887, proveniente dal Metropolitan Museum of Art, raffigurante due fiori leggermente appassiti distesi su una ricca tovaglia blu oltremare.
Il punto di vista dell'artista è elevato ed estremamente stretto, in modo che i fiori appaiono molto più grandi del naturale, le pennellate spesse, elastiche, del giallo dei petali sembrano quasi saltare fuori dalla tela.

 

Le nature morte sono una preparazione per l'evento principale della mostra: quattro grandi gallerie di paesaggi, la migliore delle quali propone un'impressione splendida del carattere di Van Gogh, genio appassionato. E' qui che si vede veramente l'artista che ha applicato le lezioni della griglia prospettica di Dürer, stirando e piegando le prospettive per isolare dettagli come covoni di grano, il sottobosco sul suolo della foresta o le gocce di pioggia battente su un campo appena arato.
La mostra comprende immagini prestate dai musei di tutto il mondo: Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Svizzera, nonché selezionate da collezioni private. Ma probabilmente la più grande star dello spettacolo arriva dal Cincinnati Art Museum, "Sottobosco con due figure" (1890), un'opera splendida che è stato ripulita per l'occasione e sembra proprio fresca come se fosse stata dipinta ieri. Una sequenza ritmica di colpi di pennello verdi, bianchi e gialli sulla tela orizzontale, scandita dal grigio-argento verticale dei tronchi d'albero equidistanti. L'uomo e la donna che passeggiano, menzionati nel titolo, si vedono a malapena, ma una volta notati aggiungono una nota inconfondibile alla composizione.

 

Van Gogh SOttobosco con due figure
"Sottobosco con due figure" (1890), Vincent van Gogh,
olio su tela, cm 50x100,5, Auvers-sur Oise - Cincinnati Art Museum.

 



 

Quando la mostra viene meno è nella sala più grande dedicata ai paesaggi, fiancheggiata su due lati da nicchie contenenti materiale di secondo piano. Una nicchia mostra decine di fotografie di natura del XIX secolo, indicate come immagini da cui l'artista trasse ispirazione, ma non c'è alcuna prova che Van Gogh le abbia veramente utilizzate e l'argomento dei curatori, che egli sarebbe stato influenzato da queste immagini, è troppo speculativo per meritare una presentazione così eclatante. Un'altra nicchia è piena di stampe giapponesi, la maggior parte di Utagawa Hiroshige, un punto di riferimento per Van Gogh, che era un collezionista di queste opere. I punti di vista elevati di Hiroshige, i tagli bruschi e il vivo interesse per il cambiamento delle stagioni ha influenzato Van Gogh, così come Claude Monet ed altri artisti dell'epoca. Ma non è chiaro perché le stampe siano così necessarie per dimostrare questa connessione abbastanza semplice e ben nota.

 

Queste nicchie sarebbero state un buon posto per proporre ulteriori problematiche: la griglia prospettica, che sarebbe stata un oggetto piacevole da visualizzare e abbastanza facile da ricostruire sulla base dei disegni di Van Gogh nelle sue lettere; le precedenti strategie compositive di Van Gogh nelle illustrazioni per imprese commerciali, una questione discussa nel catalogo della mostra, ma non rappresentata, e l'ispirazione che l'artista trasse dall'arte europea precedente. Questo ultimo tema riceve un po' d'attenzione in uno stretto corridoio che porta al negozio dei souvenir, alla fine della mostra, ma le poche stampe in mostra sembrano essere state scelte più che altro per i nomi degli autori: Jean-Baptiste-Camille Corot, Théodore Rousseau , Jacob van Ruisdael, piuttosto che per lo sviluppo dell'argomento.

 

I curatori non hanno fatto un buon lavoro d'insegnamento della storia dell'arte, ma la mostra resta comunque uno spettacolo molto bello, installato con grande sensibilità per l'armonia dei raggruppamenti visivi. Mentre sarebbe preferibile avere cervello e bellezza in un unico pacchetto, la mostra merita una visita solo per la bellezza. Le immagini, dopo tutto, parlano da sole.

 



 

Leggi: la lettera di Van Gogh al fratello, dove parla della griglia prospettica.

 


 

Consulta anche:

Museo van Gogh - tutte le opere del pittore olandese
Colore ed Emozione in Van Gogh - analisi psicofisica di Karen e Alex Bekker

La prospettiva