Cultor College

 

 

"Tre regole di lavoro:
dalla confusione, trova la semplicità;
dalla discordia, trova l'armonia;
nella difficoltà trova l'opportunità."

- Albert Einstein

 


 

La fotografia

 

Fotografia

 

dei grandi fotografi

 


 

Anitya, "impermanenza", è un termine sanscrito che indica uno dei tre aspetti fondamentali dell'esistenza nella dottrina del buddhismo:
* l'impermanenza o cambiamento o divenire (anitya);
* la sofferenza o l'insoddisfacibilità connaturata alle cose mondane (duḥkha);
* il non sé o l'insostanzialità della personalità o l'inesistenza di un nucleo permanente e separato (anātman).
Insieme queste tre caratteristiche fondamentali dell'esistenza, della vita di ogni "essere senziente", formano la base causale della dottrina delle Quattro Nobili Verità e quindi della ricerca spirituale buddhista, consistente nella vita ascetica per i membri della comunità monastica, e nella coltivazione del Nobile Ottuplice Sentiero e dei precetti buddhisti per tutti i praticanti buddhisti: monaci, monache, laici e laiche, che costituiscono la tradizionale quadripartizione della società buddhista.

 

 


 

Cultor coordina il

Global Cultural Network
che riunisce esperti ed istituzioni internazionali
di tutti i continenti

 


 

 

 

 

 

Nel XVI secolo il maestro del tè giapponese e monaco Zen, Sen no Rikyu introdusse il concetto di Wabi Sabi. Su di lui si tramanda questa storia:

"Sen che no Rikyu desiderava imparare la cerimonia del tè, per questo si recò dal maestro Takeno Joo il quale gli fece fare una prova per decidere se accettarlo alla sua scuola. Gli ordinò di riordinare il giardino. Rikyu rastrellò il giardino fino a quando il terreno non fu in perfetto ordine. Quando ebbe finito controllò il suo lavoro, poi scosse delicatamente un albero di ciliegio, in modo che qualche fiore e alcune foglie cadessero casualmente sul terreno. Vedendo il risultato il maestro Takeno Joo comprese che Sen Rikyu aveva già compreso il concetto del Wabi Sabi".

 

 

 


 

Cultor

 


 

 

 

 

 


 

Walker Evans (1903 – 1975) è stato un fotografo statunitense noto per il suo lavoro per la Farm Security Administration (FSA), che documenta gli effetti della grande depressione. Molte delle sue opere sono nelle collezioni permanenti dei musei e sono state oggetto di retrospettive presso istituzioni come il Metropolitan Museum of Art o la George Eastman House

 


Allie Mae Burroughs, un simbolo della grande depressione, foto di Walker Evans. (cliccare per ingrandire)

 


 

André Kertész (1894 – 1985), nato Kertész Andor, è stato un fotografo ungherese conosciuto per i suoi contributi rivoluzionari alla composizione fotografica. Nei primi anni della sua carriera, le sue angolazioni e il suo stile, allora inusuali, gli negarono un più ampio riconoscimento. Oggi è considerato una delle figure chiave del fotogiornalismo

 


André Kertész: Washington square at night, New York city, 1954.
(cliccare per ingrandire)

3
André Kertész: sedie nel parco
(cliccare per ingrandire)

 


 

Georgia Totto O'Keeffe ( 1887 – 1986) è stata un'artista statunitense.
Si affermò a New York nel 1916, alcuni decenni prima che le donne ottenessero il pieno riconoscimento nel mondo dell'arte e dell'Università.

 

4
Winter cotton woods di Georgia O'Keeffe (cliccare per ingrandire)

 



Shinichi Maruyama
La fotografia è sempre stata parte della vita di Shinichi Maruyama, artista contemporaneo alla ricerca di nuove espressioni, dalla scrittura nel cielo alla scultura del liquido movimento.
Nato nel 1968 a Nagano in Giappone, ha iniziato a fotografare il territorio montuoso circostante la sua città.

Attualmente lavora a New York.

 


 

 

 

Questo articolo e le immagini relative non possono essere copiate o riprodotte, senza il permesso del titolare del copyright.
'This article and associated images may not be copied or reproduced elsewhere without the copyright holders permission'.
Copyright 2018 - Cultor




- Estetica -

侘 寂 Wabi Sabi
imparare a vedere l'invisibile


 

 


Wabi-sabi, 侘寂, definisce una percezione estetica, tipicamente giapponese, basata sulla transitorietà delle cose. Tale visione, talvolta descritta come "bellezza imperfetta, impermanente e incompleta" deriva dalla dottrina buddhista dell'anitya.

 




Che cosa è wabi sabi? Se ponete questa domanda a un giapponese probabilmente risponderà con un lungo silenzio. Se invece ponete la stessa domanda a un americano, la risposta spesso sarà rapida e sicura: "Si tratta della bellezza delle cose imperfette!"


Allora perché un giapponese è in dubbio nello spiegarvi cosa sia il wabi sabi mentre la stessa risposta sembra facile per un occidentale?
Potrebbe essere la ricerca di una risposta complessivamente diversa?

 

«Una traduzione», ha scritto Kakuzo Okakura, autore del classico "Il libro del tè", al massimo può essere solo il rovescio di un broccato, c'è tutta la trama, ma non la sottigliezza del colore o del disegno."

Alcuni esempi illustrano meglio questo concetto giapponese di wabi sabi. Gli occidentali tendono ad associarlo con caratteristiche fisiche come imperfezione, rozzezza, età o alterazione ecc. Sebbene possano essere presenti questi contenuti non sono né sufficienti né adeguati per trasmettere l'essenza del concetto.
Wabi sabi non è rigidamente collegato a un elenco di caratteristiche fisiche. Piuttosto, è una profonda coscienza estetica che trascende l'aspetto.
Può essere sentito, ma raramente verbalizzato, ancor meno definito.

 

wabi sabi garden
Un tradizionale giardino zen, tipica espressione di wabi sabi


La definizione di wabi sabi in termini fisici è come spiegare il gusto di un pezzo di cioccolato, a qualcuno che non l'ha mai assaggiato, attraverso la sua forma e il suo colore.
Focalizzandosi sulla fisica, uno è destinato a vedere solo il lato posteriore del broccato, mentre la sua vera bellezza rimane nascosta. Per vedere la sua vera essenza, uno deve guardare al di là dell'apparente, deve guardare all'interno.

 

wabi sabi

"I luoghi del wabi-sabi sono ambienti piccoli, appartati e privati che migliorano la capacità di riflessione metafisica"

 

- Leonard Koren

 

Il termine wabi sabi è derivato da due caratteri condivisi da giapponesi e cinesi.

Originariamente, wabi significa 'dipendenza' e sabi significa 'solitudine' o 'distacco'.
Queste sono parole per i sentimenti, non per l'aspetto fisico degli oggetti. Il termine incarna una raffinata sensibilità estetica che era molto evidente nell'antica arte e letteratura cinese ancor prima che il concetto fosse diventato popolare in Giappone, attraverso l'introduzione del Buddhismo Zen e la cerimonia del tè.
Gli asiatici non sono nati con questa sensibilità estetica che si è sviluppata attraverso una lunga esposizione alla letteratura classica, alla calligrafia, alla pittura e soprattutto alla poesia.

 


Considerate questo famoso poema del VIII secolo, del cinese Cheung Chi (張繼):

Tramonta la luna, un corvo gracchia, il cielo è pieno di gelo
Aceri dal fiume, luci di pescatori, il viaggiatore deve affrontare un triste sonno
Fuori dalla città di Xuzhou, dal tempio della montagna gelida
Il suono della campana di mezzanotte raggiunge la barca del viaggiatore

 

Le immagini di questo tetro paesaggio malinconico visto dal viaggiatore che trascorre una notte solitaria lungo il fiume sono calme e tranquille. Un'atmosfera simile viene descritta nel seguente haiku del poeta giapponese del settecento Yosano Buson (与謝蕪村):

 

山寺や
撞きそこなひの
鐘霞む


Da un tempio di montagna
il suono di una campana suonata a mano
svanisce nella nebbia

 

Poesie come queste evocano una coscienza estetica profondamente personale, un mix agrodolce di solitudine e di serenità, un senso di malinconia, incoraggiato dalla liberazione dall'ostacolo materiale.
Questo è il sentimento del wabi sabi. Si può sperimentare solo ruotando l'attenzione dall'aspetto esteriore verso l'interno.
Cerca di rappresentare come ci si sente, non solo l'apparenza!

 

Naturalmente, questa coscienza estetica non è riservata agli asiatici.
Basta guardare le fotografie di Walker Evans all'interno di una casa colonica in Alabama, o le immagini di Andre Kertesz con ombre proiettate da sedie vuote, o il cortile centrale della casa di Georgia O'Keeffe ad Abiquiu per riconoscere una consapevolezza estetica simile.


Questi artisti parlano al pubblico attraverso la comprensione reciproca delle loro emozioni private.
Tale collegamento non può essere falso. Un errore comune è credere che un artista possa creare artificialmente una risonanza con il pubblico mediante alcuni segnali visivi. A meno che il lavoro sia un'espressione genuina del sentimento dell'artista, l'effetto visualizzato sarà solamente quello di un'immagine priva di sentimento.

Wabi sabi non è uno stile definito dall'aspetto superficiale. È un ideale estetico, uno stato tranquillo e sensibile della mente, raggiungibile imparando a vedere l'invisibile, eliminando ciò che non è necessario.

 

Shinich Maruyama

Kusho, una scultura d'acqua di un artista moderno, Sjinichi Maruyama

 



 

Un confronto tra le caratteristiche del modernismo e del Wabi-Sabi:

 

modernismo - Wabi Sabi

 



 

Sull'argomento consulta anche:

 

Bill Gates, Steve Jobs e l'estetica Zen - di Garr Reynolds

Estetica Zen per Design e Fotografia - di Garr Reynolds

Zen e l'arte della semplicità al lavoro - di Matthew May

I fondamenti dell'Architettura giapponese: i Giardini - di Carlos Zeballos

Architettura tradizionale giapponese - di Jeffrey Hays

Estetica Giapponese - lo studio della bellezza nel pensiero nipponico dalle origini fino al cinema

Spontaneità nell'Arte e nella Cultura giapponese (cap. 1) a cura di David e Michiko Young

Shodo: Arte della calligrafia giapponese Zen a cura di Yuko Halada

Haiku: poesia della gente (Introduzione alla poesia Zen) - di Kei Grieg Toyomasu

Le tecniche dell'Haiku - di Jane Reicchold

Galleria di fotografie ispirate dai componimenti Haiku

La fotografia Sumi-e - di Marcel Rawady

 



 

 

< >